Bentornate nella mia Foresta Incantata, creature del bosco!
Ringrazio infinitamente la Piemme per avermi permesso di leggere questo romanzo, mi ha sorpresa ed emozionata contro ogni aspettativa!
Autore: Jorge Dìaz
Editore: Piemme
Pagine: 560
Prezzo: 19,90 euro
Trama: 1914. Mentre la I guerra mondiale minaccia di fare in pezzi l’Europa, il re di Spagna Alfonso XIII riceve una lettera che cambierà per sempre il corso della sua guerra. La lettera di una bambina francese, Sylvie, che gli chiede aiuto per ritrovare suo fratello disperso al fronte; lo chiede proprio a lui, l’unico re che ha deciso di non fare la guerra. Alfonso, che ha appunto scelto la via della neutralità, di fronte a quelle parole piene di speranza, scritte con la grafia incerta dell’infanzia, capisce che quando una guerra minaccia il tuo mondo, non puoi restare a guardare. Decide così di aiutare, all’insaputa del governo francese, la piccola Sylvie. Da quel momento, moltissime altre lettere cominceranno ad arrivare a corte – lettere di madri, figli, mogli. E il re sceglierà una donna – Blanca, la figlia ribelle dei marchesi di Alerces, determinata, emancipata, decisa – per mettere insieme un ufficio clandestino che li aiuti. Sotto la guida di Blanca, e dei suoi collaboratori, molte lettere troveranno risposta, molte vite si ricongiungeranno, e molti destini si compiranno. E la stessa Blanca troverà un amore che forse non sapeva di stare aspettando. Un episodio vero della storia europea raccontato per la prima volta: la missione di pochi, coraggiosi eroi che, negli anni in cui il vecchio mondo spariva per lasciare il posto alla modernità, aiutarono tantissime persone, e che Jorge Díaz racconta in un intreccio avvincente di storie, amori, perdite e ricongiungimenti degno di Ken Follett. |
Voto:
Recensione:
Non sapevo proprio cosa aspettarmi da questo romanzo, quando mi è stato proposto di leggerlo. Non avevo mai letto un libro ambientato negli anni della guerra visto che non sono amante del genere, e questo libro ha saputo incuriosirmi a tal punto che credo continuerò a leggere storie ambientate nel primo periodo del Novecento.
Una volta tanto devo ammettere che la quarta di copertina non ha mentito proclamando Jorge Dìaz il Ken Follett spagnolo, spesso durante la lettura mi sono ritrovata a pensare allo scrittore britannico, di cui anni fa avevo apprezzato molto I pilastri della Terra.
Esattamente come fa Ken Follett, Jorge Dìaz riesce a plasmare la storia a partire dai personaggi, unendo le vicende che ognuno di essi si ritrova ad affrontare nel corso della vita e dando forma così a una trama che avvolge ogni individuo scaturito dalla sua penna. Come si deduce dunque, i personaggi di questa storia sono molti, tutti con vite profondamente diverse, ma legati dal destino che la Grande Guerra disegnerà per loro. Sebbene il romanzo decolli lentamente, la storia e i personaggi in essa contenuti sanno entrare nel cuore del lettore e colpirlo con prepotenza, raggiungendo un livello piuttosto alto di coinvolgimento emotivo.
Tra le protagoniste indiscusse dell'intero romanzo troviamo Blanca Alerces, figlia di marchesi e promessa sposa di un farabutto della peggior specie, al quale ha rischiato di andare veramente in moglie. Mossa da un grande spirito di indipendenza e da una certa dose di femminismo, Blanca è forte e sicura di sé, niente e nessuno la scoraggia davanti ai suoi sogni di donna e alle sue ambizioni, arrivando ad andare contro quello che la società si aspetterebbe da lei e persino contro l'immagine che i suoi genitori si sono creati della loro unica figlia. Blanca è una giovane donna, ma la sua gioventù non è sinonimo di irresponsabilità, tutto il contrario semmai. Non ama le convenzioni sociali e non le importa quello che la gente possa pensare di lei, continua per la sua strada senza mai arrendersi, con caparbietà. Eppure, nonostante questo, Blanca dovrà imparare a riconoscere il vero amore, facendosi travolgere dai suoi stessi sentimenti.
Un altro personaggio femminile che ho amato, seppur meno di Blanca, è Carmen, gitana e ballerina di flamenco sposata con un pittore francese. Carmen incarna la donna dal fisico prosperoso, bella e sensuale ma non per questo priva di buon senso. Anche lei, come Blanca, desidera la sua libertà e indipendenza. La guerra la allontanerà dal marito, sgretolando così le sue certezze e infrangendo i suoi sogni. Eppure chi è forte sopravvive, e Carmen non è certo una donna debole.
Tra i personaggi maschili, i miei preferiti sono senza ombra di dubbio Gonzalo Fuentes, giovane uomo di buona famiglia e dagli alti ideali, che saprà riscattarsi dal pregiudizio, dimostrando di essere forte, determinato e libero nonostante la sua sensibilità; Jean-Marie Huguet, pittore francese dallo sfortunato destino ma la cui fortuna sfacciata gli riserverà non poche sorprese; Manuel Campos, anarchico e sempre combattuto tra i suoi ideali e quelli del paese, gentile e altruista eppure sempre insoddisfatto; infine Alvaro Giner, migliore amico del re di Spagna nonché direttore dell'ufficio prigionieri di guerra, ex medico e brillante gentiluomo.
Che dire poi degli antagonisti della storia? A parte la guerra, i personaggi dovranno fronteggiarsi con Carlos de la Era; non ci sono parole per descrivere il ribrezzo che ha suscitato in me questo personaggio, lascio che lo scopriate da soli.
Non si può non essere partecipi delle gioie e dei dolori di ogni personaggio di questa storia, non è possibile non gioire delle loro vittorie e addolorarsi per le loro sconfitte. Ho trascorso le notti al freddo, nelle trincee, insieme ai soldati; ho vissuto l'ansia di coloro che desideravano avere notizie dei propri cari; ho fatto il tifo per i miei personaggi preferiti fino all'ultima pagina, ho sofferto, amato, esultato, provato compassione, disprezzo, paura e felicità, per questo credo che questo romanzo mi rimarrà sempre nel cuore.
La collezionista di lettere si basa su un fatto storico realmente accaduto, e cioè sulla volontà del re di Spagna, Alfonso XIII di Borbone, di creare un ufficio per i prigionieri di guerra. Tale ufficio era nato in seguito all'arrivo a palazzo di molte lettere, le quali contenevano richieste di aiuto da parte dei cittadini europei che non ricevevano più notizie dei propri cari partiti per il fronte.
Il romanzo dunque non parla in modo diretto della guerra e dei combattimenti, l'autore ne parla quasi da dietro le quinte, raccontando le vicende strettamente legate a quelle dell'ufficio voluto dal re. La storia risulta ben riuscita e ben congegnata, abbracciando un periodo di tempo che va dal 1914 al 1920 circa. Le vicende sono raccontate tutte al presente, permettendo al lettore di entrare con più facilità nelle pagine del libro. Più di una volta mi è sembrato di vedere un film in bianco e nero durante la lettura, il che è un buon segno, visto che La collezionista di lettere si prepara per diventare una serie televisiva.
Lo stile di Jorge Dìaz è quasi essenziale, privo di fronzoli. Il linguaggio mi è parso a tratti quasi giornalistico, distaccato, eppure nonostante ciò riesce a emozionare lo stesso. Con il suo stile l'autore sembra voler coinvolgere il lettore, sì, ma non troppo, impedendogli quasi di soffrire oltre il necessario per le vicende narrate. E' forse questo che mi ha colpito tanto di questo libro, il modo di raccontare una grande tragedia come la prima guerra mondiale facendo emozionare, anche se non in modo convenzionale. Le emozioni che scaturiscono dalla penna di Dìaz sono delicate eppure prorompenti, toccano l'anima del lettore; gli scempi della guerra e gli abusi che i personaggi sono costretti a sopportare non vengono raccontati con un'aggiunta spropositata di miele, le grandi emozioni sono suscitate talvolta con delicatezza altre volte con una sorta di freddo distacco.
Come avrete avuto modo di capire, i temi affrontati sono molti: l'emancipazione femminile ha un ruolo quasi fondamentale in questo romanzo, seguito a ruota dalla libertà di pensiero e di espressione, e dalla lotta contro il pregiudizio. Più di una volta mi sono soffermata a riflettere invece sulla parte più a carattere documentario di questo romanzo, agli anni della Grande Guerra e delle rivoluzioni. Tra le pagine de La collezionista di lettere ho ritrovato alcuni episodi che certamente sono stati inventati dall'autore, o meglio romanzati, ma che combaciano alla perfezione con i racconti dei miei nonni sugli anni del conflitto mondiale. Questo mi ha permesso di sentirmi ancora più vicina ai personaggi, più partecipe della storia. Un encomio va dunque all'autore per il grande lavoro di documentazione da lui svolto prima di stendere il romanzo; la preparazione storica è perfettamente palpabile e, a differenza di quanto si possa pensare, non è mai da dare per scontata.
Tra gli altri temi affrontati troviamo l'amore: quello convenzionale, ma anche quello tra persone dello stesso sesso, quello coniugale e quello che spinge un genitore a fare tutto il possibile per il bene dei propri figli, l'amore che esula dalle parentele e che sfonda le barriere sociali, ma anche quello malsano e patologico che sfocia nella tragedia. Poi c'è la guerra, protagonista di sfondo alle vicende, che porta via le vite di molti per il volere di pochi, quella che uccide senza pietà, ma che crea legami inaspettati, che finisce per unire i nemici sotto un'unica bandiera, quella dell'umanità.
Insomma, è un romanzo che non potete perdervi! Consiglio La collezionista di lettere a chi ama le storie vere o con un fondamento di verità, a chi non disdegna le storie di guerra e a chi si sente mosso dagli stessi sentimenti dei protagonisti: amore, libertà, indipendenza. Non ve ne pentirete!
Una volta tanto devo ammettere che la quarta di copertina non ha mentito proclamando Jorge Dìaz il Ken Follett spagnolo, spesso durante la lettura mi sono ritrovata a pensare allo scrittore britannico, di cui anni fa avevo apprezzato molto I pilastri della Terra.
Esattamente come fa Ken Follett, Jorge Dìaz riesce a plasmare la storia a partire dai personaggi, unendo le vicende che ognuno di essi si ritrova ad affrontare nel corso della vita e dando forma così a una trama che avvolge ogni individuo scaturito dalla sua penna. Come si deduce dunque, i personaggi di questa storia sono molti, tutti con vite profondamente diverse, ma legati dal destino che la Grande Guerra disegnerà per loro. Sebbene il romanzo decolli lentamente, la storia e i personaggi in essa contenuti sanno entrare nel cuore del lettore e colpirlo con prepotenza, raggiungendo un livello piuttosto alto di coinvolgimento emotivo.
Tra le protagoniste indiscusse dell'intero romanzo troviamo Blanca Alerces, figlia di marchesi e promessa sposa di un farabutto della peggior specie, al quale ha rischiato di andare veramente in moglie. Mossa da un grande spirito di indipendenza e da una certa dose di femminismo, Blanca è forte e sicura di sé, niente e nessuno la scoraggia davanti ai suoi sogni di donna e alle sue ambizioni, arrivando ad andare contro quello che la società si aspetterebbe da lei e persino contro l'immagine che i suoi genitori si sono creati della loro unica figlia. Blanca è una giovane donna, ma la sua gioventù non è sinonimo di irresponsabilità, tutto il contrario semmai. Non ama le convenzioni sociali e non le importa quello che la gente possa pensare di lei, continua per la sua strada senza mai arrendersi, con caparbietà. Eppure, nonostante questo, Blanca dovrà imparare a riconoscere il vero amore, facendosi travolgere dai suoi stessi sentimenti.
Un altro personaggio femminile che ho amato, seppur meno di Blanca, è Carmen, gitana e ballerina di flamenco sposata con un pittore francese. Carmen incarna la donna dal fisico prosperoso, bella e sensuale ma non per questo priva di buon senso. Anche lei, come Blanca, desidera la sua libertà e indipendenza. La guerra la allontanerà dal marito, sgretolando così le sue certezze e infrangendo i suoi sogni. Eppure chi è forte sopravvive, e Carmen non è certo una donna debole.
Tra i personaggi maschili, i miei preferiti sono senza ombra di dubbio Gonzalo Fuentes, giovane uomo di buona famiglia e dagli alti ideali, che saprà riscattarsi dal pregiudizio, dimostrando di essere forte, determinato e libero nonostante la sua sensibilità; Jean-Marie Huguet, pittore francese dallo sfortunato destino ma la cui fortuna sfacciata gli riserverà non poche sorprese; Manuel Campos, anarchico e sempre combattuto tra i suoi ideali e quelli del paese, gentile e altruista eppure sempre insoddisfatto; infine Alvaro Giner, migliore amico del re di Spagna nonché direttore dell'ufficio prigionieri di guerra, ex medico e brillante gentiluomo.
Che dire poi degli antagonisti della storia? A parte la guerra, i personaggi dovranno fronteggiarsi con Carlos de la Era; non ci sono parole per descrivere il ribrezzo che ha suscitato in me questo personaggio, lascio che lo scopriate da soli.
Non si può non essere partecipi delle gioie e dei dolori di ogni personaggio di questa storia, non è possibile non gioire delle loro vittorie e addolorarsi per le loro sconfitte. Ho trascorso le notti al freddo, nelle trincee, insieme ai soldati; ho vissuto l'ansia di coloro che desideravano avere notizie dei propri cari; ho fatto il tifo per i miei personaggi preferiti fino all'ultima pagina, ho sofferto, amato, esultato, provato compassione, disprezzo, paura e felicità, per questo credo che questo romanzo mi rimarrà sempre nel cuore.
La collezionista di lettere si basa su un fatto storico realmente accaduto, e cioè sulla volontà del re di Spagna, Alfonso XIII di Borbone, di creare un ufficio per i prigionieri di guerra. Tale ufficio era nato in seguito all'arrivo a palazzo di molte lettere, le quali contenevano richieste di aiuto da parte dei cittadini europei che non ricevevano più notizie dei propri cari partiti per il fronte.
Il romanzo dunque non parla in modo diretto della guerra e dei combattimenti, l'autore ne parla quasi da dietro le quinte, raccontando le vicende strettamente legate a quelle dell'ufficio voluto dal re. La storia risulta ben riuscita e ben congegnata, abbracciando un periodo di tempo che va dal 1914 al 1920 circa. Le vicende sono raccontate tutte al presente, permettendo al lettore di entrare con più facilità nelle pagine del libro. Più di una volta mi è sembrato di vedere un film in bianco e nero durante la lettura, il che è un buon segno, visto che La collezionista di lettere si prepara per diventare una serie televisiva.
Lo stile di Jorge Dìaz è quasi essenziale, privo di fronzoli. Il linguaggio mi è parso a tratti quasi giornalistico, distaccato, eppure nonostante ciò riesce a emozionare lo stesso. Con il suo stile l'autore sembra voler coinvolgere il lettore, sì, ma non troppo, impedendogli quasi di soffrire oltre il necessario per le vicende narrate. E' forse questo che mi ha colpito tanto di questo libro, il modo di raccontare una grande tragedia come la prima guerra mondiale facendo emozionare, anche se non in modo convenzionale. Le emozioni che scaturiscono dalla penna di Dìaz sono delicate eppure prorompenti, toccano l'anima del lettore; gli scempi della guerra e gli abusi che i personaggi sono costretti a sopportare non vengono raccontati con un'aggiunta spropositata di miele, le grandi emozioni sono suscitate talvolta con delicatezza altre volte con una sorta di freddo distacco.
Come avrete avuto modo di capire, i temi affrontati sono molti: l'emancipazione femminile ha un ruolo quasi fondamentale in questo romanzo, seguito a ruota dalla libertà di pensiero e di espressione, e dalla lotta contro il pregiudizio. Più di una volta mi sono soffermata a riflettere invece sulla parte più a carattere documentario di questo romanzo, agli anni della Grande Guerra e delle rivoluzioni. Tra le pagine de La collezionista di lettere ho ritrovato alcuni episodi che certamente sono stati inventati dall'autore, o meglio romanzati, ma che combaciano alla perfezione con i racconti dei miei nonni sugli anni del conflitto mondiale. Questo mi ha permesso di sentirmi ancora più vicina ai personaggi, più partecipe della storia. Un encomio va dunque all'autore per il grande lavoro di documentazione da lui svolto prima di stendere il romanzo; la preparazione storica è perfettamente palpabile e, a differenza di quanto si possa pensare, non è mai da dare per scontata.
Tra gli altri temi affrontati troviamo l'amore: quello convenzionale, ma anche quello tra persone dello stesso sesso, quello coniugale e quello che spinge un genitore a fare tutto il possibile per il bene dei propri figli, l'amore che esula dalle parentele e che sfonda le barriere sociali, ma anche quello malsano e patologico che sfocia nella tragedia. Poi c'è la guerra, protagonista di sfondo alle vicende, che porta via le vite di molti per il volere di pochi, quella che uccide senza pietà, ma che crea legami inaspettati, che finisce per unire i nemici sotto un'unica bandiera, quella dell'umanità.
Insomma, è un romanzo che non potete perdervi! Consiglio La collezionista di lettere a chi ama le storie vere o con un fondamento di verità, a chi non disdegna le storie di guerra e a chi si sente mosso dagli stessi sentimenti dei protagonisti: amore, libertà, indipendenza. Non ve ne pentirete!
Voi che ne pensate? Lo avete letto?
bellissima recensione! come sempre ;-)
RispondiEliminaGrazie Clody! =D
Elimina