venerdì 30 settembre 2011

Il Calderone # 5: "Re Artù e l'isola di Avalon: tra realtà e leggenda"


Benvenuti a tutti!
Ammetto che inizialmente non volevo trattare di misteri e leggende per così dire 'classici', ma alla fine mi sono lasciata trascinare da questo personaggio leggendario che mi ha sempre incuriosita.

Torniamo dunque indietro nel tempo: siamo nel IV secolo d.C. L'impero romano è in declino e nella Bretagna di allora gli Angli e i Sassoni scacciano i Bretoni oltre la manica. Artù, o Arthur, era un re gallico, nonchè valoroso guerriero, forse esistito realmente nel V secolo.  
A questo punto però mi tocca già fare una precisazione: nelle prime cronache latine egli viene rappresentato come un capo militare, il Dux Bellorum appunto. E' solo negli ultimi romanzi cavallereschi che viene considerato come un Re e un Imperatore. In una società come quella antica l'unico modo per tramandare le sorie e le gesta degli eroi era quello di raccontarle oralmente. L'onorevole compito spettava a bardi e menestrelli, che cantavano con passione le canzoni delle imprese eroiche di alcuni personaggi, tra cui anche Artù. Man mano che gli anni aumentavano, anche le notizie che riguardavano questi eroi si arricchivano di particolari sempre nuovi, ma questo non significa che rispecchiasso la realtà dei fatti. Stessa sorte sarà capatita al leggendario Artù, che da capo militare divenne Re. 
Il dibattito sulla figura storica di questo personaggio iniziò nel Rinascimento, quando la dinastia Tudor rivendicò una diretta discendenza da Artù, e ad oggi non ha ancora trovato una soluzione definitiva.
Purtroppo dell'Artù storico - se mai è esistito - si conosce ben poco. Lo stesso nome Arthur non fornisce nessuna indicazione sulla sua origine. Potrebbe derivare dal latino Artorius (ovvero un rappresentante locale dell'Impero Romano), dal gaelico Arth Gwyr ("Uomo Orso") oppure da un dio del pantheon celtico, forse il simbolo della terra stessa (Art = roccia da cui l'inglese Earth). Negli scritti dell'epoca troviamo alcuni nomi di personaggi che possono avvicinarsi alla figura di Artù che conosciamo oggi:
  • il principe britanno Arturius, figlio di Aedàn mac Gabrain, re di Dalriada: citato dall'agiografo Adomnan da Iona nell'VIII secolo
  • il dux bellorum Arturius, comandante dei britanni durante la battaglia contro i Sassoni al Mons Badonis (forse Bath): citato dallo storico Nennio nell' "Historia brittonum" del IX secolo
  • gli "Annales Cambriae" redatti nel X secolo descrivono la sua morte e quella del traditore Medraut (che la leggenda chiama Mordred) nella battaglia di Camlann in una data non definita.
Artù diventa protagonista delle narrazioni gallesi intorno al 600 d. C., dunque nel VII secolo. Nell'XI secolo era considerato dagli inglesi un eroe nazionale e le sue imprese - diffuse appunto dai bardi - erano note non solo in Gran Bretagna, in Irlanda e nel nord della Francia, ma anche nella lontana Italia. Ma l'Artù celtico e britannico era un personaggio che i romani avrebbero definito come un barbaro. 
Fu l'inglese Geoffrey de Monmouth a dare il via al processo che avrebbe trasformato Re Artù da monarca barbaro a simbolo messianico di Re-Sacerdote. Tra il 1130 e il 1150 Geoffrey tracciò una precisa e fantasiosa genealogia del sovrano, recuperando e reinterpretando la leggenda in chiave cristiana. Egli pose le basi del ciclo arturiano, battezzando la mitica isola di Avalon, il sepolcro in cui Artù sarebbe risorto quando l'Inghilterra avrebbe avuto ancora bisogno di lui. Ma fin dove arriva la realtà e dove inizia la leggenda?
Gran parte della vita di Artù redatta da Geoffrey de Monmouth è un'invenzione dello scrittore, e una buona parte proviene da materiale tradizionale di origine incerta. Egli ci racconta che re Artù era figlio di Uther Pendragon e di Igraine. Sarebbe nato nel castello di Tintagel intorno al 460 d.C. e sarebbe morto sul campo di battaglia di Camlann nel 537 d.C., ucciso dal figlio di Mordred e Morgana, sorellastra dello stesso Artù. Intorno alla storia di quest'ultimo gravitano personaggi più o meno fantasiosi la cui realtà storica oggi non è più rintracciabile in alcun modo poichè deformata dalla leggenda. Tuttavia i luoghi in cui visse Artù possono essere riconosciuti in alcuni siti tutt'ora esistenti. 
Ancora oggi esistono rovine di un castello a Tintagel, su un promontorio della costa della Cornovaglia, sotto il quale esistono effettivamente resti di età tardoromana. Il periodo di fioritura di Tintagel è coerente con la cronologia tradizionale della saga. 


Nessuna targa con il nome di Camelot è stata ritrovata sulla collina di South Cadbury, nel Somerset, dove la tradizione vuole che Artù avesse la sua reggia. Anche qui tuttavia gli scavi hanno riservato sorprese: i resti di un grande edificio costruito tra il 460 e il 500 d.C., in piena età arturiana dunque, dove era utilizzato lo stesso vasellame di Tintagel. South Cadbury era un complesso importante, un quartier generale fortificato in grado di ospitare un re con il suo esercito. 




La tradizione poi identifica Glastonbury con la leggendaria Avalon, dove Artù sarebbe stato sepolto. Tuttavia Avalon era un'isola circondata dal mare, contrariamente a Glastonbury.  
Ebbene, oggi abbiamo la certezza che Glastonbury nell'Alto Medioevo era circondata dalle acque di una vasta palude, dalla quale emergeva come un'isola. Secondo le leggende locali a Glastonbury si spalancava la porta ("Tor") degli inferi o al regno sotterraneo delle fate. Secondo alcune teorie la parola Avalon è una translitterazione inglese del termine celtico "Annwyn", il regno delle Fate, o Neverworld. Geoffrey de Monmouth ha dato al nome il significato di "Isola delle Mele", cosa molto probabile visto che in Bretone il termine per "mela" è proprio Aval. Inoltre la tradizione vuole che in ogni luogo in cui vi sia un albero di mele vi abitino le Fate e a Glastonbury questi alberi non mancano di certo. Qui inoltre vi sono oggi i resti di un'abbazia che sarebbe stata costruita a sua volta sopra i ruderi di un'antica chiesa voluta da Giuseppe d'Arimatea, colui che avvolse il corpo di Gesù con un lenzuolo e lo depose nel sepolcro.  
Durante i lavori di costruzione dell'abbazia, i cui resti sono tutt'oggi visibili, fu ritrovata una croce tombale di piombo con sopra la scritta "Hic iacet inclitus Rex Arturius in insula Avalonia" (Qui nell'isola Avalonia è sepolto il famoso Re Artù) insieme alla tomba con i resti di un uomo, alto due metri e quaranta centimetri, e una donna, identificati con Artù e Ginevra. Tuttavia questa testimonianza è assai dubbia in quanto i resti ritrovati potrebbero appartenere a chiunque, inoltre la croce pare essere un falso.

Come potete vedere, la leggenda di Re Artù è destinata a rimanere senza risposta. Quel che è certo però è che, se mai fu esisitito, egli era molto diverso da come noi lo immaginiamo oggi. 

Fonti:
http://www.mitiemisteri.it/leggende/leggende_di_re_artu.html
http://mariapaolavannucchi.xoom.it/la_%20leggenda_di_re_artu.htm 
http://sognodisangue.forumcommunity.net/?t=6579364 


Vi do appuntamento, come sempre, a venerdì 7 ottobre con Il Calderone # 6. Buon weekend a tutti!

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