mercoledì 13 novembre 2013

Recensione: "Il Portatore di Fuoco" di David Clement-Davies


Bentornate nella mia Foresta Incantata, creature del bosco!
Eccomi di nuovo qui a proporvi una nuova recensione =) Ringrazio la mia gemellina Reina del blog Il Portale Segreto per avermi regalato questo libro, una piccola perla che nella mia libreria non poteva mancare!



Autore: Davied Clement-Davies
Titolo: Il Portatore di Fuoco
Editore: Fabbri Editori
Pagine: 486
Prezzo: 12,50 euro

Trama: Nella foresta le cose stanno cambiando. L'antico codice d'onore dei cervi viene infranto dai seguaci del tenebroso Drail e del suo servo subdolo Sgorr. Quando il loro più fiero avversario, il nobile Brechin, viene ucciso a tradimento, tutte le speranze del branco sono riposte nel cucciolo Rannoch, nato con una macchia a forma di foglia sulla fronte: forse è proprio lui il portatore di fuoco di cui parla la Profezia, destinato a riportare la giustizia nelle Terre di Sopra e di Sotto.

Voto:
Recensione:

Quando la Tradizione distrutta sarà,
come un albero dal vento sradicato,
allora lo spirito di Herne si leverà
a liberare gli Herla destinato.

Foglia di quercia la sua fronte ornerà,
figlio scambiato sarà la sua sorte.
Parole straniere lui ascolterà,
bandito, temuto, odiato a morte.

E' con queste parole che ha inizio la Profezia attorno alla quale ruota tutto il romanzo de "Il Portatore di Fuoco". Gli Herla, i cervi, vivono in pace nelle Terre di Sotto, ma i semi del male sono in agguato nell'ombra. Herne, lo spirito della foresta al quale i cervi e tutti gli animali sono devoti, sta per essere tradito e dimenticato per sempre. L'ordine gerarchico della società dei cervi viene abbattuto e ricostruito in modo del tutto innaturale, ma la Profezia parla chiaramente: un cervo salverà il popolo degli Herla, un cervo che avrà sulla fronte una macchia bianca a forma di foglia di quercia. Il destino vuole però che il salvatore altro non sia che un cerbiatto indifeso, che dovrà attraversare valli, montagne e villaggi prima di compiere ciò che il fato ha in serbo per lui.
"Il Portatore di Fuoco" è un fantasy per ragazzi, un romanzo di formazione che difficilmente non entrerà nel cuore dei lettori, giovani o adulti che siano. 
Il linguaggio utilizzato dall'autore è fondamentalmente semplice, che a tratti utilizza termini specifici della biologia animale. Lo scrittore trasporta chi legge nel mondo selvaggio dei cervi nobili, facendoci allontanare dalla città e dalle nostre faccende umanne per inoltrarci nel folto del bosco, dove vige la legge del più forte e dove regnano sovrani gli animali.
Il ritmo è incalzante, per via dei fitti avvenimenti che si susseguono all'interno della narrazione. 
Le descrizioni sono lunghe, dettagliate e frequenti. L'autore ci permette di immergerci completamente nelle atmosfere e nelle situazioni da lui descritte, e il suo stile non risulta mai schematico, ma ben elaborato e articolato, senza essere pesante o eccessivamente prolisso. Sicuramente "Il Portatore di Fuoco" non è un libro adatto a chi non ama le lunghe descrizioni, dato che qui ce ne sono parecchie. 
I personaggi sono molti e tutti ben caratterizzati. Il lettore si affeziona ad ogni personaggio presente nella storia, soprattutto ai compagni di avventure di Rannoch, il protagonista, poichè assiste alla loro nascita, alla crescita e all'entrata nell'età adulta, con i problemi e i cambiamenti che essa comporta. Protagonisti indiscussi di questa storia sono dunque gli animali selvatici, in particolar modo i cervi nobili. Gli animali vengono antropomorfizzati dall'autore, risulta dunque più facile per il lettore immedesimarsi nei personaggi di questa storia. 
Ho amato il fiero e coraggioso Brechin, così come la caparbia e protettiva Eloin; ho provato affetto per Blindweed, il cantastorie dei cervi, e Brehac, anziana e materna. Mi sono immedesimata nella dolce e apprensiva Bracken, cerva amorevole che si prenderà cura del piccolo Rannoch. Quest'ultimo, riflessivo e dall'annimo sensibile e quasi cavalleresco, è la colonna intorno alla quale ruotano le vicende del romanzo.  Non sono da meno i suoi compagni di avventure e di vita: Willow e Peppa, Tain e Thistle, Bankfoot, Quaich, la renna Birrmagnur, il corvo Cra, la foca Rurl... ognuno di loro costituisce un tassello fondamentale per la vita di Rannoch, senza di loro la sua missione non sarebbe stata la stessa. Ho apprezzato anche gli antagonisti di questa storia: il succube e rammollito Drail e il terribile e malvagio Sgorr. 
Nel testo l'autore ha disseminato diversi temi: amore, amicizia, senso di appartenenza, uguaglianza, collaborazione, fratellanza, coraggio, perdono...
Ho trovato molto forte anche il riferimento alla religione cristiana, con delle similitudini piuttosto evidenti con alcuni episodi biblici. L'autore accenna anche alle antiche civiltà pagane, e lo fa con una sorta di disprezzo malcelato. E' forse l'unica cosa che non sono riuscita a farmi andare giù dell'intero romanzo.
La trama si presenta fitta di avvenimenti, condita con colpi di scena che sorprendono il lettore e lo spingono ad andare avanti con la lettura. I protagnisti vivono mille avventure, e la curiosità di chi legge è mantenuta sempre viva dalle continue interruzioni degli equilibri che si venogno a creare. 
Il libro si rivolge ad un pubblico giovane, ma può essere letto tranquillamente anche dagli adulti. 
Consiglio questo libro a chi desidera emozionarsi, a chi vuole immergersi in una natura selvaggia e quasi del tutto incontaminata, oltre che a chi vuole sentire profumo di muschio e di sottobosco. Lo consiglio anche a chi desidera vedere le cose sotto un punto di vista diverso da quello umano.

Voi che ne pensate? Lo avete letto?




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