Oggi io e Reina del blog Il Portale Segreto vogliamo inaugurare il primo dei tre speciali che ci terranno compagnia da oggi fino al 30 ottobre. Dopo averci pensato a lungo, alla fine ci siamo decise a fare questa serie di speciali cercando di renderli un po' diversi dal solito. Essendo appassionate di antiche tradizioni, abbiamo deciso di proporvi in questi tre appuntamenti le antiche e moderne usanze dell'Europa, dell'Italia e del Mondo, sperando di offrirvi così qualche spunto per poter festeggiare la magica notte del 31 ottobre, mostrandovela anche sotto una nuova luce, permettendovi di viverla con una consapevolezza diversa.
Eccovi dunque, per questa settimana, le tradizioni delle regioni italiane!
In quasi tutte le Regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse era l'approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti.
In Piemonte, si soleva lasciare un posto in più a tavola per cena, riservato ai defunti che sarebbero tornati in visita. In Val d'Ossola sembra esserci una particolarità in tal senso: dopo la cena, tutte le famiglie si recavano insieme al cimitero, lasciando le case vuote in modo che i morti potessero andare lì a ristorarsi in pace. Il ritorno alle case era poi annunciato dal suono delle campane, perché i defunti potessero ritirarsi senza fastidio. Stessa cosa avviene in Val d'Aosta.
In Liguria, per tradizione vengono preparati i bacilli (fave secche) e i balletti (castagne bollite). Tanti anni fa, la notte del 1 novembre, i bambini si recavano di casa in casa, come ad Halloween, per ricevere il "ben dei morti", ovvero fave, castagne e fichi secchi. Dopo aver detto le preghiere, i nonni raccontavano loro storie e leggende paurose.
A Bormio, in Lombardia, la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una zucca riempita di vino e, in alcune case, si imbandisce la cena. Nei dintorni di Vigevano c’era l’abitudine di lasciare in cucina un secchio d’acqua fresca, una zucca piena di vino e il fuoco acceso nel camino e le sedie attorno al focolare.
In Trentino sono le campane, suonando, a richiamare le anime. Dentro casa viene lasciata una tavola apparecchiata e il focolare accesso per i defunti.
In Friuli i contadini lasciano un lume acceso, un secchio d'acqua e un po' di pane sul desco. Sempre in Friuli, come del resto nelle vallate delle Alpi lombarde, si crede che i morti vadano in pellegrinaggio a certi santuari, a certe chiese lontane dall'abitato, e chi vi fosse entrato in quella notte le avrebbe trovate affollate da una moltitudine di gente che non vive più e che scomparirà al canto del gallo o al levar della "bella stella".
In Veneto, per scongiurare la tristezza di queste giornate, nel giorno dei morti gli amanti offrono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti "Ossa da morti".
In Emilia Romagna, nei tempi passati, i poveri andavano di casa in casa a chiedere "la carità di murt", ricevendo cibo dalle persone da cui bussavano.
In Toscana, nella provincia di Massa Carrara, la giornata è l'occasione del bèn d'i morti, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino; ai bambini inoltre veniva messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite. Vicino Grosseto era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi.
In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti "Stinchetti dei morti", che si consumano dai tempi antichi nella ricorrenza dei defunti, quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire così le carezze dei cari scomparsi. In questa regione si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita.
A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si tenesse compagnia ad un defunto consumando un pasto vicino alla sua tomba.
In Abruzzo si decoravano le zucche, e i ragazzi di paese andavano a bussare di casa in casa domandando offerte per le anime dei morti, solitamente frutta di stagione, frutta secca e dolci. Questa tradizione è ancora viva in alcune località abruzzesi. Diffusa è anche l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone. Inoltre, il tavolo da pranzo rimaneva apparecchiato e si lasciavano tanti lumini accesi alla finestra quante erano le anime care.
In Puglia, la sera precedente il due novembre, si usa ancora imbandire la tavola per la cena, con tutti gli accessori, pane acqua e vino, apposta per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti, approfittando del banchetto e fermandosi almeno sino a Natale o alla Befana. Sempre in Puglia, a Orsara in particolare, la festa veniva - e viene tutt'ora - chiamata “Fuuc acost” e coinvolge tutto il paese. Si decorano le zucche chiamate “Cocce priatorje”, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci e nelle piazze e si cucina sulle loro braci; gli avanzi vengono riservati ai morti, lasciandoli disposti agli angoli delle strade. Diffusa è anche l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone. Questa costumanza in Puglia si chiama "l'aneme de muerte" e si apre con questa specie di breve serenata rivolta alla massaia:
"Chemmare Tizie te venghe a cantà
L'aneme de le muerte mò m'a da dà.
Ah ueullà ali uellì
Mittete la cammise e vien ad aprì."
La persona a cui è rivolta la canzone di questua si alza, fa entrare in casa la brigata ed offre vino, castagne, taralli e altro.
In Calabria, nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare.
In Sicilia il 2 novembre si mangiano ancora le ossa dei morti: dolci di pasta di mandorle vendute sin dalla vigilia fino a tutto il 2 novembre. Nella stessa Sicilia i defunti, nella notte a loro consacrata, recano doni ai bambini, proprio come la Befana: le mamme raccontano ai figli che i parenti defunti abbandonano in quelle ore magiche le loro dimore e scendono a frotte verso le case dei vivi, portando loro regalini detti “li cosi dei morti”.
In Sardegna, dopo la visita al cimitero e la messa, si tornava a casa a cenare, con la famiglia riunita. A fine pasto però non si sparecchiava, lasciando tutto intatto per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la casa durante la notte. Prima della cena, i bambini andavano in giro per il paese a bussare alle porte e ricevendo in cambio dolcetti, frutta secca e in rari casi, denaro.
Avete qualche altra usanza da raccontarci? Se sì, scrivetela in un commento per condividerla con noi!
Intanto, vi diamo appuntamento alla prossima settimana per il secondo speciale ;)
Fonti:
- Wikipedia
- http://www.gustosamente.com/article/xx
- http://www.focusjunior.it/imparo/cos-e-come-si-fa/festa-dei-morti-le-tradizioni-in-italia-e-nel-mondo-per-il-2-novembre
-http://www.ilturista.info/blog/9694-Halloween_feste_e_tradizioni_nel_mondo/
pagina=2#.VDZf9dR_s8o
- http://www.drogbaster.it/festa-di-halloween.htm
- http://www.intrage.it/Famiglia/festa_dei_morti
Splendido post ^____^ , davvero.. queste tradizioni sono davvero affascinanti!
RispondiEliminaBellissimo post! Complimenti!
A presto... Dream Teller
Grazie! Sono contenta di leggere il tuo entusiasmo =D
EliminaTi incollo quello che ho scritto anche da Angie, però ho modificato un particolare perché di là ho fatto una bella figura di beeep ahahahhaha
RispondiEliminaIo sono umbra! La Fiera dei Morti la facciamo a Perugia. E' enorme devo dire e ci sono un sacco di stand differenti tra di loro.. Certo, non ha nulla di diverso da un normale mercato, solo che è più 'movimentata' perché ci sono anche le giostre, diciamo..
Per quanto riguarda i dolci.. Io so che ci sono le Fave dei Morti che facciamo qui e sono buonissime. Pensando a 'Stinchetti dei morti' non mi viene in mente davvero nulla! Ho cercato su internet e inizialmente ho visto delle immagini strane che non mi dicevano niente, poi cercando meglio ho visto che vengono fatti anche a forma di fava e quindi, probabilmente, le Fave e gli Stinchetti potrebbero essere la stessa cosa. Ma non prendermi alla lettera ahhaha
Ahahahah! xD mi hai fatto sorridere con la tua risposta =P
EliminaSarei curiosa di vedere la fiera, sai? Trovo che sia una ricorrenza davvero carina =) Poi a Perugia sono stata qualche anno fa, mi è piaciuta molto (come tutto il resto dell'Umbria d'altra parte), ci tornerei volentieri. Chissà che magari un giorno non mi troverò da quelle parti proprio per la Fiera dei Morti ;)
Curiosa questa cosa degli Stinchetti e delle Fave, comunque, se ti consola, io che abito in Liguria non avevo mai sentito parlare delle tradizioni legate alla mia regione xD Sai cosa? Alcune sono talmente antiche probabilmente, che si ricordano solo nelle campagne, comunque sia si stanno perdendo. Per questo io e Angie abbiamo voluto riportarle sui nostri blog: sarebbe bello se recuperassimo un po' delle nostre tradizioni andate perdute ;)
Mi piace tantissimo questo post e questa rubrica <3 Non sapevo della tradizione di Roma, ma la trovo interessante! :)
RispondiEliminaGrazie per i complimenti Ika! =D
EliminaDavvero interessante! Non conoscevo queste tradizioni e mi hanno sorpresa! Avrei voluto conoscerle prima così avrei potuto convincere il ramo siculo della mia famiglia a tenere viva l'usanza de li cosi dei morti...
RispondiEliminaBellissimo post ^.^
bello questo post.. Mia mamma mi ha raccontato che quando era piccola la sera del 1 novembre sua mamma faceva cuocere le castagne, poi li mettevano in un recipiente sul tavolo. Si diceva che passavano i defunti a visitare la casa e quindi bisognava lasciare qualcosa da mangiare per loro.
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