martedì 28 ottobre 2014

Recensione: "L'arte della Magia" di Phyllis Curott


Bentornate nella mia Foresta Incantata, creature del bosco!
Eccomi di nuovo qua con una nuova recensione, questa volta di un saggio legato alla spiritualità. Premetto che non  sono wiccan, ma ho apprezzato molto questa lettura, costruttiva ed edificante. Spero possa interessarvi!




Autore: Phyllis Curott
Editore: Sozogno
Pagine: 334
Prezzo:  8,00 euro

Argomento: L'antica religione Wicca conta ormai numerosi adepti nel mondo. Non tutti sanno che la pratica magica va ben oltre la religione e molti insegnamenti possono venire tramandati anche ai non fedeli. Questo libro, scritto da una delle maggiori sacerdotesse della professione Wicca, è una raccolta di esercizi pratici. Spiega come e perché ricorrere a pratiche magiche tradizionali o innovative aiuta a vivere meglio nel mondo odierno. Insegna rituali, tecniche di meditazione e incantesimi che permettono di vivere in salute, armonia, felicità e di recuperare il legame perduto con i cicli naturali della terra. Non è un manuale di formule da ripetere meccanicamente, ma un libro prezioso che spiega "come" e anche "perché" ricorrere a pratiche magiche tradizionali o innovative.

Voto:
Recensione

Il Divino dimora dentro di noi e la nostra spiritualità onora questa innata divinità in noi stessi e nel mondo.

Spero di non fare troppa confusione nel recensire e analizzare questo testo, che mi ha tenuto compagnia per circa due mesi.
A lettura conclusa, posso dire con sicurezza che è un testo molto valido, sia per i principianti che per chi ha già una buona base sulla Wicca e sul paganesimo in generale. 
"L'arte della magia" è uno strumento valido, un libro capace di generare spunti di riflessione nel lettore e di rivalutare allo stesso tempo alcuni dei capisaldi della Wicca e delle religioni più in generale.
In molte di queste pagine ho ritrovato i miei pensieri, le emozioni che mi hanno spinta a tuffarmi nella spiritualità pagana per abbandonare definitivamente la religione cristiana. In alcuni passi, invece, mi sono annoiata, per via di alcune credenze che non condivido, ma si tratta solo di punti di vista e di strade personali da percorrere.

Fin dalle prime pagine l'autrice dichiara gli intenti della sua scrittura e gli obiettivi che si prepone, che ho molto apprezzato:
Il mio obiettivo non è convincervi che tutte le mie idee siano giuste, ma stimolarvi al dialogo, al pensiero libero e innovativo e alla pratica creativa, a mescolare e rimescolare il calderone della magia. Noi streghe stiamo crescendo di numero; la nostra visibilità, la presenza e l'influenza nella cultura predominante stanno aumentando, e credo sia giunto il momento di esplorare i valori e i principi spirituali racchiusi nel cuore della nostra religione. Questo significa anche renderci conto delle contraddizioni che costellano le nostre pratiche, le nostre idee e il nostro vocabolario.
Trovo che siano dichiarazioni che indicano una grande umiltà dell'autrice, una caratteristica che purtroppo non accomuna molti scrittori in ambito pagano (ma anche in ambiti ben diversi). Mi sono sentita rassicurata dalla voce guida dell'autrice, che per tutte le pagine resta presente. Maestra e amica al tempo stesso, aiuta il lettore a trovare la propria via, dando consigli utili e spunti interessanti per la pratica.
Un'altra cosa che ho apprezzato è la scelta di spiegare la teoria tramite metafore, esempi e aneddoti che sono accaduti personalmente all'autrice. E' un modo semplice, immediato e piacevole di immagazzinare informazioni e imparare con più facilità.

Il libro inizia con un piccolo capitolo dedicato alla creazione del proprio Libro delle Ombre, con un elenco schematico di tutto quello che dovrebbe esserci al suo interno. Si tratta di uno schema semplice ma molto ricco, interessante da tenere presente e da approfondire.
Il primo capitolo vero e proprio ci trasporta nel mondo della magia che, come ci insegna Phyllis, è più reale di quanto osiamo immaginare.
Phyllis Curott ci spiega dunque come la magia sia ormai in accordo con le leggi della scienza, e ripercorre le due definizioni di "magia" sulle quali si fonda la Wicca. Stando a quanto dice l'autrice, la magia è sì l'arte di provocare cambiamenti secondo la propria volontà, ed è vero che essa è la capacità di cambiare stato di coscienza secondo la propria volontà, ma non è solo questo. La magia è molto di più, non si ferma al piano spirituale, ma è presente soprattutto in quello materiale. Praticare la magia, per Phyllis, significa connettersi con la divinità presente in ognuno di noi, con qualcosa di sacro che non si trova distante da noi, ma che ci appartiene.
Oggi la scienza sta confermando ciò che gli sciamani e le streghe sanno da migliaia di anni: esiste una dimensione nascosta della realtà - il livello quantico - e ci sono leggi che la governano.
L'autrice riprenderà più volte il rapporto scienza-magia all'interno del libro, dando possibilità anche agli scettici di farsi un'idea al riguardo.
Ho trovato particolarmente interessante il capitolo sulla divinazione, arte che ho sempre temuto e alla quale faccio molta difficoltà ad avvicinarmi in modo sereno. Fortunatamente, Phyllis Curott mi ha permesso di ricredermi su molte credenze sbagliate che avevo riguardo questa pratica, tra l'altro molto utile e dai molteplici utilizzi. 
Dopo aver presentato le pratiche principali della magia (visualizzazione e concentrazione, grounding e centering, gli strumenti della divinazione), l'autrice parla della vera protagonista della spiritualità pagana: la Natura.
La Natura è l'incarnazione della Divinità.
Abbiamo bisogno della Terra per vivere fisicamente - per il cibo, l'aria, l'acqua eccetera - ma abbiamo bisogno della Terra anche per vivere spiritualmente. Quando vi avvicinate alla Natura dovete essere aperti, ricettivi, attenti, rispettosi e grati.
Fare magia non sfida la Natura, ma lavora in sintonia con le sue leggi.

In questo capitolo ho ritrovato molto della mia personale spiritualità, molte delle mie riflessioni personali. Ho sempre detto che per me l'unica fonte di magia e di ispirazione è la Natura, che venero in quanto sacra e che vedo come mia unica, vera insegnante. La Natura ha il potere di mettere a nudo le persone, di insegnare i propri limiti e le proprie forze, ed è un'insegnante severa, ma riconoscente. Siamo parte della Natura, non siamo esseri ad essa distaccati, e dobbiamo imparare a  convivere con essa e i suoi ritmi, sentendoci parte di un tutto. 
L'autrice riporta in questo capitolo anche la tabella delle corrispondenze, fondamentale per gli incantesimi e le pratiche magiche di qualsiasi genere. 
In seguito, Phyllis Curott illustra altri importanti fondamenti della Wicca: la formazione del cerchio, la Dea e il Dio. E' stata la parte che ho faticato di più a leggere, poiché non mi ritrovo in molte di queste credenze della Wicca. Ho trovato piuttosto inutile la lettura delle pagine comprese in questi capitoli, anche se alcuni passi erano interessanti, come per esempio quello riguardante la Luna  e i misteri femminili.
La seconda metà del libro è quella che mi ha affascinata di più e che ho sentito più vicina ai miei problemi e ai miei dubbi attuali che, in parte, sono stati sciolti e affrontati con interesse e una consapevolezza maggiore durante la lettura.
Come scrivevo poco sopra, quello che ho apprezzato di più dell'autrice è il suo modo di far comprendere al lettore che non esiste un modo giusto di praticare la Wicca e il paganesimo, ognuno ha il suo metodo e la sua strada, pertanto non è corretto dare delle regole fisse e dei dogmi da seguire, poiché ammazzano la spiritualità. 
Quello che funziona per qualcuno, può non essere adatto per qualcun altro. [...] Solo perché una certa pratica con voi non funziona, non significa che state facendo qualcosa di sbagliato. E' solo che ognuno di noi ha specifiche attitudini, capacità e inclinazioni. L'obiettivo è trovare quello che funziona per voi.
Mi sono sempre sentita a disagio nel seguire le regole dettate da altri in ambito religioso, mi sono sempre sentita distante dai rituali preposti, dai preconcetti e dalle formule da rispettare, e grazie a "L'arte della magia" ho capito il perché e sono riuscita a superare molti dei pregiudizi che avevo. 
La cultura occidentale che ha formato la nostra esistenza ci ha insegnato che esistono sempre delle regole da seguire, che ogni cosa ha un prezzo e che disobbedire alle regole genera una punizione, spesso severa. Ci è stato inculcato che esistono bene e male, che la divinità è qualcosa di esterno da noi, qualcosa che ci osserva da lontano, in modo distaccato. 
Chi pratica la magia (ma anche chi non lo fa, in realtà), dovrebbe sapere che in ognuno di noi esiste qualcosa di divino, pertanto ogni essere vivente andrebbe rispettato, riconoscendone la sacralità al suo interno (e qui ci potremmo collegare al saluto indiano "namasté"). 
Non esiste il male in Natura. [...] Il "male" degli esseri umani è un sintomo della nostra separazione dal Sacro, e non qualcosa di innato.
La divinità (non intesa come personificazione) è molto più vicina a noi di quanto crediamo, non è un essere onnipotente e distante da noi, ma si trova in ogni cosa, anche dentro di noi. La Wicca, ci spiega Phyllis Curott, ci permette di ricongiungerci con il divino, ci soddisfa perché ci permette di essere tutti protagonisti della nostra spiritualità e di agire nel rispetto degli altri esseri viventi.

Phillis Curott spiega al lettore anche il funzionamento di incantesimi e pozioni, spiegando come mai a volte essi sembrino non funzionare. L'autrice incoraggia il lettore a provare, sperimentare e fare molta pratica, perché anche gli errori sono incantesimi di per sé, visto che insegnano molto al praticante inesperto.

Infine, l'autrice dedica due capitoli alla pratica solitaria e in congrega, offrendo anche qui spunti di riflessione e consigli pratici e utili. 
L'ultimo capitolo del libro descrive i Sabba e il modo in cui essi si festeggiano, e anche qui ho potuto apprezzare l'originalità dell'autrice, che non si limita a riportare le solite nozioni trovate su altri libri di paganesimo, ma offre al lettore degli esempi di rituali di festeggiamento per avvicinarlo al significato più autentico e profondo delle festività.
In generale, dunque, posso dire di essere soddisfatta da questa lettura, costruttiva e piacevole. Un altro punto forte di questo saggio è l'alternanza di teoria e pratica, che in questo testo vanno pari passo. L'autrice consiglia fin dalle prime pagine di leggere il libro e, durante la lettura, di soffermarsi a mettere in pratica gli insegnamenti da lei offerti.
Forse, come prima lettura sul paganesimo, consiglierei qualcosa di più "tradizionale" per dedicarsi poi a questo piccolo gioiello wiccan, per apprezzarne maggiormente gli insegnamenti e i consigli, le riflessioni e i ragionamenti e per capirlo in modo più profondo e completo.
Quando avrete imparato a prestare attenzione, a vedere il Sacro, diventerete saggi, perché questa capacità esiste dentro di voi. Onoratela, coltivatela, fatene tesoro. E' la parte migliore della nostra umanità, ed è la prova della vostra divinità.

Che ne pensate? Lo leggerete?




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