martedì 18 novembre 2014

Recensione: "Spirit Animals - Nati liberi" di Brandon Mull


Bentornate nella mia Foresta Incantata, creature del bosco! Oggi vi parlo di un libro che forse molti di voi conosceranno, mi dispiace che la recensione non sia positiva, ma ogni tanto qualche critica ci vuole u.u


Autore: Brandon Mull
Editore: Il castoro
Pagine: 222
Prezzo:  12,00 euro

Trama: Nel mondo di Erdas, al raggiungimento dell’undicesimo anno di età, un rito di passaggio stabilisce se si possiede il legame con uno Spirito Animale. Quattro ragazzi prendono parte alla cerimonia per scoprire se sono detentori di questo grande dono: un legame magico con un animale guida che li accompagnerà per tutta la vita, conferendo loro molti poteri. Separati da grandi distanze, Conor, Abeke, Meilin e Rollan bevono il Nettare cerimoniale, vedono un lampo di luce e si trovano di fronte ai loro Spirit Animals. Un lupo. Un leopardo. Un panda. Un falco. Non sono animali qualunque: sono i Quattro Animali della Leggenda. Il destino dei ragazzi è segnato. I quattro eroi e i loro animali dovranno riunirsi da quattro continenti diversi e lanciarsi insieme in un’impresa epica e pericolosa: una forza oscura sta riemergendo dal passato, e soltanto loro hanno il potere di fermarla. Conor, Abeke, Meilin e Rollan non si conoscono ancora, ma il destino di Erdas è nelle loro mani.

Voto:
Recensione
Forse molti di voi avranno già sentito parlare di questo libro e della saga che con esso ha inizio, ma vorrei spendere due parole per parlarne, nel caso in cui vediate la sua copertina per la prima volta.
"Spirit Animals" è il primo volume di una saga per ragazzi composta da ben sette libri, tutti scritti da autori diversi e pluripremiati del panorama letterario americano. I nomi degli scrittori di questa nuova saga appena nata sono già noti: Brandon Mull ("Fablehaven"), Maggie Stiefvater ("Shiver", "La corsa delle onde", "The Raven Boys"), Garth Nix e Sean Williams ("Troubletwisters"), Shannon Hale ("La guardiana di oche", "Ever After High", "L'Accademia delle principesse"), Tui Shutherland ("Wings of Fire", "Pet Trouble Seekers", "Menagerie"), Eliot Schrefer ("Endangered") e Marie Lu ("Legend").
Inutile dirvi che da questo progetto editoriale mi aspettavo qualcosa di grandioso, coinvolgente e ben impostato, purtroppo però le mie aspettative, che a dire il vero erano proprio alte, sono state tradite, ma andiamo con calma.


Nella terra di Erdas il compimento degli 11 anni segna un passaggio fondamentale nella vita di ogni individuo, l'entrata nell'età adulta. Questo cambiamento avviene con una cerimonia, più o meno sontuosa, nella quale viene chiesto all'iniziato di bere alcuni sorsi di una bevanda chiamata Nettare. Per ognuno il Nettare ha un sapore diverso, per alcuni gradito, per altri un po' meno, ma è proprio quel misterioso liquido a permettere ai ragazzini di evocare, se ne hanno le capacità innate, il loro spirito animale, che li guiderà per tutto il resto della vita. Non tutti sono così fortunati da poterne evocare uno, ma nell'Erdas è una cosa piuttosto comune possedere uno spirito animale, il che dipende un po' da fattori genetici, un po' dalla sorte e dalla personalità dell'iniziato.
Come si evince dalla trama, all'inizio del romanzo il lettore assiste alle cerimonie di iniziazione di quattro ragazzini, molto lontani gli uni dagli altri. Sono quattro ragazzi qualsiasi, non hanno certo capacità particolari e non si aspettavano di evocare uno spirito animale al raggiungimento del loro undicesimo anno di età, eppure è proprio quello che succede. Non solo Conor, Rollan, Abeke e Meilin evocano degli animali, ma riportano sull'Erdas i Quattro Caduti, gli animali che secondo le leggende dovranno combattere ancora una volta il malvagio Divoratore per riportare la pace tra i popoli.
La trama si presenta in modo piuttosto classico al lettore, su questo non c'è alcun dubbio, sebbene mi avesse incuriosito molto la scelta di inserire una sorta di animali totemici in un libro per ragazzi.
Il linguaggio utilizzato dall'autore per questo primo romanzo è molto semplice, oserei dire quasi basilare. I dialoghi spesso peccano di originalità e fantasia, talvolta sfiorando, ahimé, la banalità. Per quanto riguarda lo stile, non posso certo dire che esso sia particolare, tutt'altro, risulta quasi insipido. Il libro si lascia leggere piuttosto velocemente, considerata anche la sua brevità, tuttavia ho trovato che non avesse niente di diverso dai soliti libri per ragazzi. Lo stile di Brandon Mull non lascia il segno purtroppo, mi è sembrato quasi che l'autore fosse distaccato, come se nello scriverlo avesse seguito uno schema prestabilito da altri, mettendo poca passione nel suo lavoro.
Per quanto riguarda l'ambientazione, a lettura conclusa il lettore conosce ben poco dell'Erdas e dei continenti che la compongono. Peraltro, tali continenti sono simili in tutto e per tutto a quelli terrestri,  non solo nei nomi, persino nella posizione geografica della cartina a inizio libro e nella loro forma generale: abbiamo infatti l'Eura (che corrisponderebbe grosso modo all'Europa), poi lo Zhong (la Cina e l'Asia in generale), il Niloh (l'Africa), l'Amaya (l'America), l'Arctica (la Groenlandia) e lo Stetriol (l'Australia). Non ho approvato questa scelta, che ho trovato piuttosto banale e priva di originalità. Gli autori (o più probabilmente la Casa Editrice) potevano ingegnarsi un po' di più almeno per trovare dei nomi che non somigliassero così tanto a quelli dei continenti che conosciamo tutti noi. Nello Zhong c'è persino una Muraglia... insomma, saranno pure dettagli, ma la cosa mi ha lasciata un po' basita.
Passiamo ora ai personaggi; in questo primo volume è più che chiaro l'intento di presentare i protagonisti e di rendere note al lettore le forze in gioco nell'Erdas. Nonostante questo intento però, il lettore difficilmente riuscirà ad affezionarsi anche a uno solo dei protagonisti, perché restano insipidi e privi di un qualsiasi spessore psicologico, spesso mi hanno dato l'impressione di essere semplici sagome di cartone senza profondità. Le basi per creare personaggi potenzialmente interessanti c'era tutta, ma Brandon Mull, almeno in questo primo volume, non ha saputo sfruttarla. Conor è vissuto tra le montagne, la sua è una famiglia di pastori e la sua non dev'essere stata una vita tanto semplice, visto il pericolo di incontrare i lupi durante i momenti di pascolo del bestiame, o lo stesso fatto di dover gestire un gregge con le sue sole forze, eppure la sua vita da pastore sembra non averlo rafforzato, è un ragazzino piuttosto sempliciotto. Rollan invece, orfano di entrambi i genitori, vive per la strada insieme a una banda di monelli, rubacchiando cibo e medicine e nascondendosi all'occorrenza. Ha un carattere forte, impulsivo, spesso scontroso, ed è abituato a non fidarsi di nessuno, contando sulle sue sole forze. Nonostante questo però, cade nella banalità del suo ruolo fisso, risultando poco incisivo per questo primo volume della saga, sebbene avesse tutte le potenzialità per essere invece il migliore dei quattro.
Che dire poi di Abeke? Orfana di madre e abile cacciatrice di gazzelle, sembra per tutta la durata della lettura non avere una vera e propria personalità, la sua bandiera gira un po' a seconda del vento.
Per finire, ho trovato Meilin quasi detestabile, se devo essere sincera. Anche lei ha una personalità forte, è testarda, altezzosa ed egoista, tuttavia lei è forse l'unica a subire una piccola evoluzione alla fine del romanzo.
Gli spiriti animali dei protagonisti restano insipidi più o meno quanto coloro che li hanno evocati, purtroppo, ma confido che nei prossimi volumi emergano di più.
Il carattere poco incisivo di questo primo capitolo della saga si ripercuote su ogni aspetto del libro, la storia decolla lentamente solo dopo la prima metà, ma molti sono gli interrogativi che restano nel lettore. Tutto resta appena abbozzato. Un'altra cosa che mi dispiace di constatare è che questo romanzo ha poca profondità; non vi sono tematiche trattate, almeno per il momento. Potevano essere introdotti temi come l'amicizia, il razzismo, il rapporto uomo-natura... tutto sembra abbandonato a sé stesso, insomma.
Ho dato a questo primo volume della saga tre stelline e non due sulla fiducia, perché spero che "Spirit animals - La caccia", scritto da Maggie Stiefvater e in uscita nelle librerie a gennaio, mi regali ben altre emozioni, dandomi la soddisfazione che invece non ho trovato nel concludere questo primo volume.
Al momento lo consiglio ai ragazzi di età compresa fra i 9 e i 12 anni che hanno bisogno di una lettura davvero disimpegnata e semplice, senza troppe pretese.
Peccato per questo esordio poco promettente, ma confido nel prossimo volume.

Se volete dare un'occhiata al sito ufficiale della saga, potete cliccare qui: Spirit Animals


Che ne pensate? Lo leggerete?




14 commenti:

  1. Ahh, aspettavo questa recensione!
    Però non avevo capito che il libro fosse il primo di una serie così lunga o.o

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La serie è lunga sì, ma i libri usciranno tutti entro il 2016, quindi l'attesa non sarà lunghissima ;)

      Elimina
    2. A parere mio questa critica ha esagerato
      Io lo letto e mi è piaciuto molto
      Rispetto la sua opinione dato che sono tutte importanti ma non è vero che è deludente e poco fantasioso
      Vi consiglio di leggere questo libro è gli altri della serie

      Elimina
    3. Per colpa della tua stupida recensione sono incavolato nero da questo pomeriggio

      Elimina
    4. È stata come un pugno che ha colpito la mia sensibilità

      Elimina
    5. Per me la gente deve farsi una propria opinione invece di dare ascolto a dei blogger da quattro s

      Elimina
  2. Oh, che peccato... In realtà, a me questa serie/progetto letterario per ragazzi interessa molto, anche perché, solitamente, non mi lascio spaventare troppo dalle serie molto lunghe. Anzi, spesso le prediligo, addirittura! ^___^
    Leggere però che né l'ambientazione, né i personaggi sono riusciti a conquistarti, mi spinge adesso a titubare...! :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aveva entusiasmato anche me quando ho saputo dell'uscita nelle librerie di questa saga. Purtroppo sono rimasta delusa, però ti consiglio di leggerla comunque, magari tu vedrai in questo libro qualcosa che io non sono riuscita a vedere... Il mio parere è soggettivo, anche se ho cercato di essere il più oggettiva possibile. Leggerò volentieri le tue opinioni ^_^

      Elimina
  3. Ciao! Di questa serie avevo sentito parlare e mi sembrava un'idea ambiziosa, anche se il fatto di far scrivere ogni volume ad un autore diverso non l'ho trovato così positivo...Aspetto la recensione del secondo volume se lo leggerai!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti non è positiva l'idea, diciamo che mi incuriosiva vedere come si fossero organizzati =P Tra l'altro non conoscevo nessuno degli autori della saga, salvo Maggie Stiefvater, che ha delle buone capacità, se non addirittura ottime. Credo che leggerò il secondo solo perché l'ha scritto lei, comunque da quello che ho letto sul web anche Brandon Mull è uno scrittore di talento, eppure i lettori anglo-americani sembrano d'accordo con me che qui non abbia dato neanche un'unghia di quello che avrebbe potuto dare... staremo a vedere!

      Elimina
  4. Ad essere basita sono io, ma per la tua recensione! xD io sono solo a pagina 90, ma non concordo con niente di quello che hai detto.. peccato, ma meglio così per me!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco il motivo per cui consiglio sempre di leggere lo stesso i libri che recensisco negativamente, perché quello che per me è scialbo e brutto magari, per qualcun altro può essere bellissimo e profondo. Sono contenta che a te stia lasciando qualcosa che a me, purtroppo, non ha lasciato =)

      Elimina
    2. Io do sempre lo stesso consiglio - e soprattutto lo metto in pratica -, quindi questo lo approvo. E capisco anche che uno stile o una storia possano non piacere o non emozionare. Sono un po' confusa invece su ciò che dici riguardo ai nomi delle terre.. come mai ti ha dato fastidio che assomigliassero a quelli reali? Lo chiedo solo per curiosità, non per fare polemica ^^
      A me non ha creato problemi, anzi, l'ho trovata molto carina. Pur rientrando nella categoria Fantasy, niente vieta al lettore di pensare che la storia sia ambientata nel nostro mondo. Con un pizzico di magia, ovviamente.
      Prendiamo Abeke per esempio: leggere di una ragazzina armata di arco che vive nella savana con le tipiche usanze di un popolo africano mi fa per forza pensare - geograficamente parlando - a quel luogo, quindi perché non far capire al lettore che, in effetti, si sta parlando di un determinato paese o continente? Meglio Abeke che viene da Niloh e Meilin dallo Zhong (con tanto di Muraglia, sì!), piuttosto che trovare due ragazzine evidentemente africane/cinesi che provengono da luoghi con nomi completamente Fantasy/inventati. Almeno, è una scelta dell'autore che io approvo ^^

      Elimina
    3. Ma sai che non l'avevo vista in questo modo? Ti do ragione! Anche se la cosa continua a convincermi poco e non so bene neppure il perché. Comunque io non credo che sia stata una scelta dell'autore, quanto, più che altro, dell'editore. Mi sembra di aver capito (o per lo meno, così ho intuito io) che un progetto come quello di Spirit Animals sia stato voluto da una Casa Editrice, che ha riunito dei bravi ed amati scrittori per ragazzi, sperando di attirare una buona fetta di pubblico e di fare così un certo successo.
      Quello dei nomi e delle posizioni geografiche dei luoghi comunque era solo un dettaglio, più che altro quello che mi ha lasciata un po' a bocca asciutta è stato il modo di impostare la storia, i personaggi e tutto nel complesso. Non mi ha convinto, non ha saputo né emozionarmi né coinvolgermi. Potrebbe anche essere che io lo abbia letto in un momento sbagliato eh, per carità, però non mi ha lasciato nulla, l'ho trovato quasi insipido. In realtà nella recensione non avrei neppure voluto demolirlo, è uno di quei libri che resta un po' sospeso a metà nel cuore, come se il giudizio fosse diviso in due. Con questo libro è successo così, ma nella recensione è emerso quello che pensavo veramente, è emersa tutta la parte critica, perché in definitiva mi ha lasciato poco. Non è un brutto libro, perché c'è di molto, molto peggio, ma non ha lasciato nessun segno, mi è rimasto quasi indifferente, si può dire.

      Elimina

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...