Quale post migliore per iniziare questa rubrica, se non quello che tratta proprio di un calderone?
Ebbene, questo venerdì vi proporrò le origini, più o meno magiche, di questo strumento.
Il calderone, come tutti ben saprete, è un tipo di pentola molto grande. Si utilizzava per cuocere grosse quantità di cibo o grossi pezzi di alimento. Durante la macellazione casalinga del maiale lo si utilizzava per cuocere le cotenne, le ossa da spolpare e per preparare lo strutto. Veniva utilizzato anche per fare il bucato.
Nel nostro immaginario il calderone è il pentolone delle streghe e dei druidi o quello in cui i cannibali lessano l'avventuroso esploratore…
Il calderone però non è solo questo.
I calderoni magici compaiono ripetutamente nella mitologia gallese e irlandese. Alcuni, come quello di Dagda, non si svuotano mai, tranne che alla presenza di codardi; altri fanno rivivere i morti, altri ancora contengono pozioni della saggezza. In seguito questo pentolone miracoloso si fuse nell’immaginario collettivo con il Santo Graal, che promette l’immortalità a coloro che lo conquistano.
Secondo la mitologia irlandese, la terra d’Irlanda fu abitata prima dell’invasione dei Gaeli da un popolo chiamato Tuatha Dé Danann. Questo popolo si mosse dalle proprie antiche sedi, situate sul Danubio, alle isole del Nord, fino a giungere in Irlanda. Nelle isole i Tuata Dé Danann appresero la magia e portarono con loro durante il lungo viaggio quattro tesori, provenienti dalle quattro capitali del loro regno (Fàilias, Gorias, Finias e Murias): la Pietra del Destino, la Lancia di Lug, la Spada di Luce e il Calderone di Dagda, dio della guerra.
Quest’ultimo tesoro veniva chiamato anche “Non-asciutto” proprio perché non si svuotava mai. Quando non veniva utilizzato da Dagda, serviva da contenitore per la Lancia di Lug, che grondava sempre sangue.
I calderoni del periodo celtico pagano giunti fino a noi sono di bronzo, rame o argento, tutti riccamente decorati. Per i celti essi rappresentavano il grembo materno, dal quale ha origine la vita.
Questo strumento diviene quindi in ogni cultura simbolo di rinascita, spiritualità e abbondanza. Inoltre, al suo interno sono racchiusi tutti e cinque gli elementi: il fuoco che lo cuoce, l'acqua che vi bolle, l'aria che ne evapora e la terra da cui è composto.
Tralasciamo adesso le leggende e i miti che circondano questa pentola .
Il calderone era un oggetto comune nelle case di campagna. In un ambito familiare con molti figli era normale dover avere una pentola grande dove poter cucinare per tutti. L'immagine tipica del calderone è quella di rame, molto diffusa nel nord Italia perché era usata per cucinare la polenta, un piatto tipico estremamente povero che tutti conoscono bene nel nostro paese e che è ottenuto mediante la bollitura di farina gialla (ottenuta macinando il mais) nell'acqua.
È inoltre testimoniato nella storia che il calderone venisse utilizzato persino dagli Unni, popolazione barbara che nel IV secolo invase l’Europa. Era usato a scopi rituali; dallo studio archeologico e dai reperti iconografici si evince chiaramente una differenza fra questi calderoni e quelli ad uso quotidiano utilizzati come strumenti di cucina o come contenitori. Solo di rado i calderoni sono stati ritrovati in contesti funerari; nella maggior parte dei casi erano sepolti nel terreno da soli o in piccoli gruppi, a volte insieme ad altre suppellettili, sulle rive di fiumi o laghi. In effetti, oltre il 90% dei calderoni a scopo rituale è stato trovato seppellito vicino all’acqua – ruscelli, laghi, fiumi, paludi – indicante ciò un ruolo simbolico e/o funzionale dell’acqua internamente ai riti che prevedevano l’uso dei calderoni. È certo comunque che questi venivano messi sul fuoco, poiché in numerosi casi sono stati riscontrati segni di fuoco nelle pareti esterne.
Spero che questo primo post vi sia piaciuto!
Non mi resta che darvi appuntamento a venerdì 9 settembre con Il Calderone #2, chissà cosa bollirà in pentola la prossima settimana...
alla prossima settimana! :)
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